domenica 2 agosto 2009

ethos anthropoi daimon

5 commenti:

  1. “Il carattere è quella struttura dell’uomo che si combina tra temperamento e personalità, tra le qualità ereditate e costituzionali che caratterizzano i comportamenti reattivi e l’unicità complessiva data dall’articolata armonia tra strutture connaturate e costruzioni esperienziali. Esso si pone, perciò, a metà tra il dover essere passivamente prestabilito e il voler essere attivamente progettuale, nel punto in cui uno diventa – o almeno dovrebbe auspicabilmente diventare – ciò che è, come destino e come donazione. Il carattere, quindi, si fonda su risorse che escludono la libera volontà del soggetto – il quale può solamente prendere atto della quantità e della qualità delle stesse – e sulla percezione di un peculiare destino da condividere e da perseguire nel percorso integrativo della sua personalità, proprio nell’operazione volontaria di rendere più redditizie e vantaggiose le risorse ricevute.

    (…) Il carattere, a questo punto, possiamo vederlo come la carta d’identità della personalità: ciò che caratterizza una persona nel momento in cui questa si trova ad assolvere al compito esistenziale per la quale è stata chiamata: il senso e la meta del viaggio di trasformazione e di integrazione.
    E qui entra in gioco il destino, perché, se “Il carattere è destino”, “Ethos anthropoi daimon” – come rivendica con precisione James Hillman partendo da Eraclito –, allora il carattere è ciò che definisce e caratterizza la “ciascunità”, secondo il felice e centrato neologismo dello stesso Hillman: il carattere è la particolarità che ogni persona esprime usufruendo delle opportunità offerte in natura e che, attraverso un pericoloso percorso di spaesamento e di ritrovamento, cerca, raggiungendo lo scopo interiore di quella sua unica ed irripetibile vita: non trasformazione ma identificazione.
    Se il cammino, però, è personale – come le risorse in gioco e la meta auspicata – il metodo può essere unificato e uniformato? Certamente no! Il carattere è imparabile, non insegnabile. Può essere evidenziato e messo in luce attraverso un dispositivo educativo non un procedimento didattico…”

    RispondiElimina
  2. Ritengo il destino una comoda scusa psicologica dettata dalla difficoltà di accettare la morte in se. Rilevo la facilità con cui si accetti la mano del Destino a posteriori di un fatto, mentre tutto diventa più complesso e nebuloso nella previsione dello stesso.

    RispondiElimina
  3. Ho iniziato il mio terzo libro. Non vi anticipo nulla se non che sarà un libro che si muoverà in ambiti a me non proprio conosciuti. Ettorre (è scritto così) è un uomo ormai arrivato ad un certo punto della sua vita e decide di fare il suo personale capolavoro....

    RispondiElimina
  4. Gesù nel tempio disse che Dio non aveva bisogno di essere venduto. Questa è una mia libera interpretazione,ma pensate a quante persone nel mondo vivono e prolificano vendendo Dio...

    RispondiElimina
  5. Odio i SUV, gli ipocriti, i venditori di Dio, i politicanti per interessi personali,la puzza di fogna, i malati di procionismo, l'odore dei cavolfiori bolliti, i pedofili,le zecche, gli zanzarini notturni, le cipolle crude,i denti che si consumano, le processioni e la venerazione dei santi, il caldo umido,cucinare in due in poco spazio, il machismo sbandierato, la pubblicità dei detersivi e delle assicurazioni, i kamikaze, i falsi suicidi,Cenerentola, il Lupo Cattivo (perchè chiunque deve poter andare nel bosco),Pupo,Gigi D'Alessio, Toto Cutugno,Eros Ramazzotti, Vasco Rossi, i Dik Dik,il liscio,la disco-music, Pippo Baudo, Jimi Hendrix...(continua)

    RispondiElimina